La ricerca è stata svolta con la collaborazione di dieci persone: donne e uomini tra i 30 e i 75 anni, ciechi dalla nascita o divenuti ciechi nel corso della loro vita. Le interviste sono state uno dei momenti cardine dell’indagine e avevano l’obiettivo di ricostruire la storia di vita di queste persone.
L’intervista era divisa in tre parti. La prima parte non seguiva nessuno schema strutturato: iniziava con la domanda “Mi può raccontare la sua vita?” e lasciava spazio e tempo all’intervistato di raccontarsi liberamente, secondo una propria logica, un proprio ordine sequenziale. La seconda parte prevedeva una serie di domande chiave che permettessero di approfondire i temi rilevanti per la ricerca, che non necessariamente venivano affrontati spontaneamente nel racconto della propria vita o che non raggiungevano il livello di esaustività che cercavo. I temi principali toccati erano la cecità, la percezione, l’immaginario, la memoria, la relazione col mondo visuale e la fotografia. Infine, la terza parte dell’intervista sperimentava la tecnica della foto-stimolo.
Raramente le tre parti dell’intervista venivano completate in un solo incontro. Nella maggior parte dei casi ho incontrato le persone più di una volta. Le interviste hanno avuto una durata minimo di mezz’ora e massimo di due ore. Gli incontri si sono svolti in un luogo familiare e conosciuto, scelto dagli informanti: a volte nell’intimità delle loro case, altre volte negli uffici dell’associazione, altre ancora nel frastuono dei bar nei pressi dell’associazione o nel rumore e nella confusione di una panchina nelle strade di Barcellona.
La scelta dell’intervista semi-strutturata ha permesso al soggetto di raccontarsi in libertà. La persona era libera di scegliere il suo racconto, tra i tanti racconti possibili, decidere da dove cominciare e dove finire, quanto spazio dedicare a ogni racconto dentro il racconto, scegliere cosa raccontare e cosa omettere: un po’ come quando si fotografa e una persona ha la libertà di scegliere l’inquadratura, i tempi d’esposizione, l’apertura di diaframma, la sensibilità della pellicola.
Di seguito sono disponibili le tracce audio delle parti di intervista riportate nel libro. Credo sia importante ascoltare le parole svincolate dalla traduzione, le sfumature della voce, le pause, la velocità, la lentezza, la sicurezza, l’atteggiamento, la tristezza profonda o le risate incontrollate di chi si racconta (…e di me che ancora non parlavo spagnolo ma
itagnolo!).